Cosa significa la parola yoga? Nei secoli le sono state attribuite diverse interpretazioni. Deriva dalla radice verbale sanscrita yuj, che possiede molti significati tra i quali congiungere, collegare, unire. Ma cosa unisce lo yoga?

Nel suo mirabile testo Il cuore dello yoga, T.K.V. Desikachar elenca le interpretazioni più significative. Le percorreremo qui insieme, osservando anche come queste possano definire un percorso graduale che si può manifestare nella nostra pratica personale.

Il primo significato suggerito da Desikachar è che lo yoga sia un modo per “legare assieme i fili della mente”. Altrove si fa riferimento anche alla traduzione di yoga come aggiogare per indicare come lo yoga permetta di controllare e mettere a tacere le distrazioni della mente, tutte quelle fluttuazioni che derivano dagli stimoli esterni attraverso i 5 sensi. Tutti noi praticanti yoga possiamo sperimentare gli effetti benefici sulla nostra pratica quando, prima di iniziare, ci predisponiamo con una prima fase di raccoglimento, unendo appunto i fili della nostra mente e predisponendola alla seduta di yoga. Ci prendiamo il tempo per focalizzare la nostra intenzione e poi ci mettiamo al lavoro.

Un altro significato della parola yoga è “ottenere ciò che prima era inottenibile”. Lo yoga è, quindi, uno strumento che ci aiuta ad attuare un cambiamento in noi, a realizzare qualcosa che prima non eravamo in grado di fare. Questo avviene sia a livello fisico, come ad esempio quando riusciamo finalmente a toccarci i piedi in un piegamento in avanti, o a livello mentale, quando capiamo qualcosa di noi stessi o degli altri e tocchiamo un punto che non avevamo mai raggiunto prima. Ogni trasformazione, ogni miglioramento è yoga.

Ma lo yoga ci riporta anche all’ambito delle nostre azioni quotidiane. Quando dedichiamo tutta la nostra attenzione all’attività che stiamo compiendo, senza pensare ad altro, senza distrazioni, raggiungiamo uno stato di grande concentrazione. Questo è uno degli obiettivi che perseguiamo nella nostra pratica yoga, cioè creare una condizione di consapevolezza, ovvero nella quale siamo totalmente presenti in ogni momento e in ogni nostra azione, liberandoci di conseguenza anche dagli automatismi delle abitudini, dalla ripetizione meccanica.

Arriviamo, infine, alla definizione ‘classica’ di yoga, quella che deriva dalle concezioni filosofiche dei Veda, i testi più antichi della cultura indiana, secondo i quali yoga significa “unione con il divino”. Non si intende una divinità in particolare e non importa nemmeno quale nome vogliamo utilizzare per indicare il divino, che sia Dio, Allah, Īśvara o qualunque altro. Ciò che ci interessa indicare con questo termine è l’esistenza di una realtà superiore spirituale e ciò che ci interessa approfondire attraverso lo yoga è la potenzialità di evoluzione che questa rappresenta per l’animo umano.

Nei testi filosofici indiani delle Upanishad si afferma l’esistenza di una Realtà divina unica e atemporale, senza attributi, identica al più profondo sé dell’uomo. Questa realtà ultima non può essere descritta o concentualizzata ma può essere dimostrata solo attraverso l’esperienza spirituale personale. Ci si presenta, quindi, una definizione del divino strettamente soggettiva e personale, che scaturisce dall’unità di fondo tra l’anima universale e l’anima individuale che ne è una manifestazione. L’esperienza spirituale ruota attorno a questa unità dominante, che si scontra però con il conflitto esistente nel mondo. L’esistenza del male e del dolore rappresenta la frattura insanabile tra natura umana e realtà divina. La nostra tensione verso l’immortalità si scontra con la nostra condizione mortale.

Da questa divisione, dalla dualità tra materia e spirito, nasce la volontà di tornare all’unione tramite lo yoga. Per riprendere le parole di Desikachar: “Tutto ciò che ci avvicina di più alla comprensione dell’esistenza di un potere più grande e più elevato di noi, è yoga. E quando ci sentiamo in armonia con questo potere più elevato, anche questo è yoga”.

Gli stati di coscienza più profondi che ci alleniamo a raggiungere con la pratica, hanno lo scopo di aiutarci a sentire che non c’è vera separazione tra corpo e mente, a riconoscere che al nostro interno c’è una scintilla di quell’Assoluto. E quando ci guardiamo dentro, usando gli occhi della saggezza, scopriamo l’Unione. Per arrivare alla sintesi estrema che abbiamo voluto esprimere nel nome della nostra associazione, lo yoga ha lo scopo di portarci a sentirci UNO – in sanscrito EKAM.

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